Incudine – Acqua e mestieri

Il viaggio tra Terra e Acqua prosegue esaminando la capacità delle popolazioni di servirsi, da tempo antichissimo, della forza dei fiumi nelle attività di produzione.
Questa storia, iniziata secoli fa, è proseguita almeno fino alla metà del ‘900.
Il paese di Incudine sembra portare già nel nome un richiamo ai mestieri (Si tratta in realtà di una paraetimologia: il toponimo ‘Ncuzen rimanderebbe alla radice *en, acqua e si riferirebbe alla conformazione della valle).
Nelle mappe catastali del Regno d’Italia (1811) e del Regno Lombardo-Veneto (1835) si individuano facilmente i canali (segnalati anche dal toponimo Eguai, italianizzato in “Aiguali”) che imbrigliavano le acque del fiume per poterle sfruttare.

Si ha testimonianza dell’esistenza di due mulini oltre il Put del salt del luf, così come presso l’attuale via Guglielmo Marconi.

Attraverso l’esame della mappa catastale si possono individuare in questa zona diversi stabili collegati alla condotta forzata: a cavallo tra l’800 e il ‘900 in questa zona operavano almeno quattro mulini per la macinazione, una segheria ed una officina.

Si tratta quindi di un percorso tra le principali attività di manifattura che utilizzavano l’acqua.

 

L’Officina-fucina Giacomo Tognatti (edificio rosso), la cui attività è testimoniata anche nelle carte dell’archivio comunale (Archivio del Comune di Incudine, Sezione Atti XIX secolo, b. 1, fasc. 4), risulta attiva dagli anni ’70 del XIX secolo.

 

I manufatti prodotti da questo stabilimento erano soprattutto oggetti da lavoro.

 

Nello stesso edificio si trovava anche un mulino per la lavorazione dei cereali, sempre di proprietà della famiglia Tognatti.

All’interno dell’immobile è tutt’ora possibile vedere la grande macina, che è stata trasformata in un tavolo.

Anche gli edifici segnati in giallo, viola e arancio erano mulini.

La vecchia segheria, invece, è stata trasformata nella sede della Pro Loco.

 

Comments are closed.